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PROPAGANDA IMPERIALE

E MOBILITAZIONE

 

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La conquista dell'Etiopia è la vera guerra fascista, la guerra organica al regime, decisa, impostata e condotta secondo esigenze proprie, essenzialmente di prestigio, con un rapporto di forze grandemente favorevole.

Giorgio Rochat, Le guerre del fascismo, in Storia d'Italia, Annali n. 18: Guerra e pace, Einaudi, Torino, 2002, p. 698

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L'esercito che ha attraversato l'Etiopia … è un esercito di cristiani, che è partito dall'Italia per regolare vecchi conti, ma anche, a sentire la propaganda del regime, con la nobilissima missione di portare la civiltà in un paese semibarbaro. Ma noi sappiamo che non è andata così. Non è stato per vendicare Adua che Mussolini ha organizzato la più grande e costosa impresa coloniale di tutti i tempi.... Ma per scatenare una guerra di sterminio con il preciso proposito di creare larghi vuoti nel paese da riempire con milioni di italiani affamati di terre.

Angelo Del Boca, La guerra d'Etiopia. L'ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano, 2010,

p. 15

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Con l’aggressione all’Etiopia del 1935-36 l’opinione pubblica italiana viene mobilitata da un apparato propagandistico, saldamente controllato dallo stato e dal partito, che attinge pienamente, rielaborandolo,

a un consolidato bagaglio ideologico che unisce il mito di Roma civilizzatrice all’esaltazione della forza e della razza, sposando ambizioni imperiali e ‘colonialismo sociale’ […]

Sin dall’inizio la guerra assume il carattere e le dimensioni di una guerra nazionale piuttosto che coloniale.

Silvana Palma, L’Italia coloniale, Editori Riuniti, Roma, 1999, p. 22.

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Per decenni la guerra del 1935-1936 è stata indicata come il momento di maggior consenso nei confronti del fascismo, che aveva utilizzato le sanzioni della Società delle Nazioni nei confronti dell'Italia come un'occasione per compattare gli italiani attorno a sentimenti di unità e orgoglio nazionale e usarli a sostegno di Mussolini e del regime. Anche ora che le dimensioni effettive di quel consenso iniziano a essere messe in discussione, resta indubbio che in quell'anno di guerra il regime mise in funzione un macchinario propagandistico di imponenti dimensioni, pensato e realizzato con precisione, incaricato di orchestrare il discorso pubblico attorno alle prospettive imperiali della nazione, al ruolo dell'Italia nel contesto internazionale, alla posizione degli italiani nei confronti delle popolazioni africane.

Valeria Deplano, L'Africa in casa. Propaganda e cultura coloniale nell'Italia fascista, Le Monnier, Milano, 2015, pp. 105-106

 

Le motivazioni che indussero Mussolini a scatenare la guerra contro l'Etiopia furono di carattere sia interno che esterno. Con una guerra altamente ideologica e di ampie dimensioni, intravedeva l'opportunità di allargare e consolidare il consenso tra la popolazione a tutti i livelli. A ragion veduta il duce reputava che gli italiani, elevatisi sul piano dell'impero, come egli disse, gli sarebbero stati riconoscenti: gli industriali si sarebbero arricchiti con le commesse belliche e per l'avvaloramento dell'Oltremare; il ceto medio con l'ampliamento dei ministeri, quindi della burocrazia, avrebbe accresciuto la sua importanza nella società; il proletariato avrebbe condiviso una fetta della torta considerando la mobilitazione, l'ampliamento della produzione e i ventilati progetti di colonizzazione demografica. Le mire espansionistiche del capo del fascismo erano soprattutto di natura politica, al fine di accrescere il consenso interno, una prospettiva tutto sommato di breve o medio periodo e piuttosto minimalista.

Matteo Dominioni, Lo sfascio dell'impero, Laterza, Roma-Bari, 2008, p. 9

 

La mobilitazione italiana assunse dimensioni straordinarie, l'invasione dell'Etiopia fu la più grande guerra coloniale di sempre per numero di uomini, copia e modernità di mezzi, rapidità di approntamento.

Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943. Dall'impero d'Etiopia alla disfatta, Einaudi, Torino, 2005, p. 35

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L'esaltazione che contraddistinse a livello di opinione pubblica le giornate del maggio '36 fu - lo riconobbe anche l'antifascismo militante - senza precedenti. L'entusiasmo che accompagnò la fine della guerra, la proclamazione dell'Impero e il riconoscimento del fatto compiuto, implicito nella revoca delle sanzioni, riguardò la stragrande maggioranza della popolazione italiana e coinvolse con grande intensità i cattolici. La vittoria e l'Impero vennero salutati da questo importante segmento della società italiana con entusiasmi che sono stati definiti "quasi deliranti"... Al clima di esaltazione imperiale vescovi, clero, intellettuali, dirigenti cattolici presero parte attiva.

Lucia Ceci, Il Papa non deve parlare. Chiesa, fascismo e guerra d'Etiopia, Latera, Roma-Bari, 2010, p. 113.

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Non si può assolutamente negare che fra il 5 e il 9 maggio 1936 il popolo italiano abbia vissuto uno dei periodi di maggiore unità, di più ardente passione e di sconfinata speranza nei più luminosi destini della patria.

Angelo Del Boca, La guerra d'Etiopia. L'ultima impresa del colonialismo, Longanesi, Milano, 2010, p. 243

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